In
questo numero
Dicembre 2000
scarica il numero 7 in formato pdf
www.santagostino.net
Un Natale speciale anche su Internet:
Internet,
server, computer, modem
La nostra società è ormai risucchiata
nel vortice inesorabile dell'informatica e del mondo telematico, e guardando
più ai lati positivi dello sviluppo del mezzo di informazione "internet",
anche la nostra parrocchia ha voluto tenersi al passo coi tempi costruendo
il suo sito: WWW.SANTAGOSTINO.NET .
Questo sito, i cui aggiornamenti avverranno ogni settimana, vorrà più
che altro avvicinarsi, per quanto riguarda la sua struttura, al cosiddetto
"portale informatico".Per i meno ferrati nell'argomento, possiamo
descrivere il portale come un punto di appoggio per ricerche estese ad altri
siti. In pratica, un aiuto per il navigatore inesperto, dove, per esempio,
si possa trovare più facilmente un sito del quale non si ricorda il
nome attraverso una ricerca per argomento. Per questo nella pagina web della
nostra parrocchia, troverete, oltre ad informazioni sulla sua struttura, sul
FIP(foglio informativo parrocchiale), e su tutti i gruppi parrocchiali con
relativi recapiti dei responsabili, anche risorse di tipo informatico ed una
pagina sui progetti parrocchiali, oltre ad una chat (pagine nelle quali si
può conversare con chiunque)e ai link (richiami di altri siti interessanti)
di altri siti di vario genere. Naturalmente saremo presenti anche noi del
giornalino nel sito, con tutti i numeri delle ultime edizioni e di tutte quelle
venture. Quindi buona lettura di questo ultimo numero dell'anno 2000, ma soprattutto
buona navigazione nel web, passando per santagostino.net
ora potete
entrare in parrocchia senza muovervi dalla poltrona!!!!
Riccardo
Ruspi
(La Redazione)
La delusione è stata grande, dei 1500 QUESTIONARI allegati ai giornalini
inviati nell'ultimo numero, ne sono ritornati NOVE.
Pertanto quando in settembre c'è stata l'ASSEMBLEA PARROCCHIALE e ogni
gruppo ha riportato la sua esperienza abbiamo manifestato questa nostra delusione,
invece l'Assemblea prima, ed il Consiglio Pastorale poi, ci hanno incoraggiato
a proseguire nell'iniziativa e questo senza dubbio ci ha fatto molto piacere.
Non ci siamo più sentiti soli.
Noi non pretendiamo di voler fare chissà cosa; continuiamo a dire che
il nostro giornalino vuole tentare di costruire un dialogo su argomenti anche
i più diversi e continuiamo a sperare che il giornalino divenga una
piazzetta dove si fanno " quattro chiacchiere" tra noi, un modo
di incontrarsi e parlare.
Per dovere di cronaca, comunque, riportiamo il risultato che emerge dai 9
questionari ricevuti:
Trovi
interessante il giornalino?
Molto: 5 Abbastanza: 4
Il
giornale ti fa sentire più partecipe alla vita parrocchiale:
Molto:5 Abbastanza: 3 Poco: 1
Pensi
sia bene proseguire in questa esperienza del giornalino parrocchiale?
Si: 9 No: 0
Quali
argomenti vorresti fossero trattati più in particolare?
"Sarebbe utile riportare un elenco di "cose da fare" in parrocchia,
comunicare che alcune persone hanno bisogno di volontari, ecc. Tutte le attività
e più notizie della parrocchia.
"Cosa succede nella nostra comunità. I valori umani e cristiani
da vivere
"Intensificare i contatti con i parrocchiani per realizzare feste, spettacoli,
escursioni.
"Dare suggerimenti per la lettura di libri o la visione di film. Fare
da filtro per la visione incondizionata e acritica dei programmi televisivi.
" La comunicazione: imparare a vedere l'altro.
Hai altri commenti da fare:
"Iniziare a far funzionare anche con la Caritas la Banca del Tempo. La
grafica non invita alla lettura. Il giornalino dovrebbe uscire almeno in corrispondenza
dei tempi forti dell'anno liturgico (avvento e quaresima) e nelle solennità
principali: Natale, Pasqua, Pentecoste.
"Mi sembra un'ottima iniziativa, purtroppo sulle spalle di pochi.
"Un grazie al volontariato in termini di condivisione.
Da
questo fatto: dello scarsissimo numero di questionari ritornati, che noi abbiamo
considerato sicuramente non positivo e deludente, abbiamo ricevuto invece
una nuova spinta; infatti si è aggiunto al nostro gruppo redazionale
un nuovo elemento Federico Venerucci che ha messo a disposizione la sua grande
esperienza in campo editoriale e come vedete già da questo numero:
veste grafica e impaginazione, sono completamente nuove e questo proprio grazie
a Federico.
Anche voi aiutateci a fare meglio.
Un altro piccolo ma prezioso aiuto, che trovate nella rubrica "Un salto
in biblioteca", ci è venuto dai bambini della II elementare A.
Moro che, per mezzo della loro maestra Antonella, ci hanno dato da pubblicare
delle poesie. Poesie semplici ma che sono pur sempre segno di una presenza
e noi li ringraziamo per questo.
Aspettiamo altri contributi.
RIFLESSIONI
(sulla ricchezza, sull'elemosina, sulle opere buone)
Viviamo in una società in cui l'economia, la ricerca assillante dei
beni materiali e del denaro, stanno diventando l'ideale e l'aspirazione primaria
di una grande percentuale di "cosiddetti laici" e, purtroppo, di
"cosiddetti cristiani". Televisione, stampa, politica, sono al primo
posto nel propagandare la ricerca egoistica del proprio benessere (spesso
superfluo, inteso come consumismo irrazionale) e della ricchezza a danno soprattutto
dei nostri poveri ed emarginati e di milioni di nostri fratelli del terzo
e quarto mondo che ogni giorno muoiono di malattie, fame e freddo. E noi,
abitanti dei paesi sviluppati, mangiamo, beviamo, ci vestiamo bene, viviamo
in case ben ammobiliate e riscaldate,
e preghiamo il Dio che è
di tutti, in chiese fastose, ben pulite, comode e ben calde.
Quello che è più preoccupante, è il credere di risolvere
i nostri problemi di coscienza, in relazione alla nostra adesione al vangelo,
elargendo elemosine che non richiedono nessuna privazione e rinuncia al nostro
modo di vivere e al nostro "orticello sicuro".
Per questo, per cercare di essere il più possibile sincero con me stesso,
mi sono posto alcune domande: che cosa pensa Gesù della ricchezza e
dei beni materiali? dell'elemosina? Delle opere buone?
Ho cercato di rispondere leggendo alcuni passi dei Vangeli di Matteo, Marco
e Luca e degli Atti degli Apostoli. Li propongo alla mia e alla vostra riflessione.
Sono messaggi semplici e chiari.
Non c'è bisogno di istruzione superiore per capirli: bastano un cuore
semplice, umiltà e grande sincerità con se stessi. Perché
il cercare di leggervi un messaggio più profondo e ricercato artificiosamente,
sostenendo che periodi e frasi, stralciati da un
discorso compiuto e complesso, non hanno significato, anzi spesso cambiano
il contenuto della comunicazione, nasconde la falsa speranza della giustificazione
delle nostre azioni poco cristiane.
Matteo
(6,25) Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello
che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete.
Non affannatevi, dunque, dicendo: che cosa mangeremo? che cosa berremo? che
indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani il Padre vostro
celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e
la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
(19,2) (dalla parabola del seminatore)
quello (il grano) seminato tra
le spine è colui che ascolta la parola, ma le preoccupazioni del mondo
e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
Marco
(4,18) Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui gli domandò: "Maestro buono,
che cosa devo fare per avere la vita eterna?" Gesù gli disse:
"Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare,
non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre"
Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin
dalla giovinezza". Allora Gesù fissatolo, lo amò e gli
disse "Una sola cosa ti manca: va', vendi tutto quello che hai e dallo
ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli
rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché
aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi
discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezza entreranno
nel regno di Dio" I discepoli rimasero stupefatti a queste parole, ma
Gesù riprese: "Figlioli! Come è difficile entrare nel regno
di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
che un ricco nel regno dei cieli".
Luca
(5,24) Ma guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione,
guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora
ridete, perché soffrirete e piangerete.
Matteo
(6,1) Guardatevi di praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per
essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre
vostro che è nei cieli. Quando, dunque, fai l'elemosina non suonare
la tromba davanti a te; invece non sappia la tua sinistra ciò che fa
la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Marco
(12,42) Osservava la gente che gettava denaro nel tesoro del tempio, moti
ricchi ne gettavano assai. Venuta una povera vedova, vi gettò due piccole
monete di rame. Gesù chiamati intorno a sé i suoi discepoli,
disse loro: " In verità vi dico che questa povera vedova ha dato
più di tutti quelli che mettono offerte nel tesoro, perché tutti
hanno dato del loro superfluo, ma costei, nella sua povertà, ha gettato
tutto ciò che possedeva, tutto ciò che aveva per vivere".
Luca
(3,4) Le turbe lo interrogavano: "Che dobbiamo dunque fare" ed egli
rispose: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare
faccia altrettanto".
(3,15) Poi osservò: "Badatevi e difendetevi da ogni avarizia,
perché la vita di un uomo non dipende dall'abbondanza dei beni che
possiede. E narrò loro un parabola: A un uomo ricco fruttò bene
la campagna. E pensava tra sé: "Che farò che non ho dove
deporre i miei raccolti?" E disse: "Farò così: abbatterò
i miei granai e altri più grandi ne costruirò, e vi metterò
tutto il grano e i miei beni, e dirò a me stesso: Bene! Ora hai fatto
molte provviste per molti anni. Riposati, mangia, bevi e godi. Ma Dio gli
disse: "Insensato! Proprio questa notte dovrai morire, e a chi andranno
le ricchezze che hai accumulato?" Così è chi accumula per
sé, e non è ricco innanzi a Dio".
(12,33) Vendete le vostre sostanze e fate elemosina. Fatevi delle borse che
non si logorano, un tesoro indefettibile nei cieli, dove ladro non si accosta
e tignola non consuma. Perché dov'è il vostro tesoro, lì
sarà anche il vostro cuore.
Matteo
(25,36) Venite benedetti del Padre mio, possedete il regno preparato per voi
dalla creazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare,
ebbi sete e mi deste da bere, ero pellegrino e mi accoglieste, nudo mi ricopriste,
ammalato mi visitaste, ero prigioniero e veniste da me.
Atti
degli apostoli
(2,44) Tutti i credenti stavano insieme e avevano tutto in comune e vendevano
la proprietà e i beni, e li dividevano fra tutti, secondo il bisogno
di ciascuno.
(4,32) La moltitudine dei credenti era d'un cuore solo e di un'anima sola,
né c'era chi dicesse essere suo quello che possedeva, ma tutto era
comune tra loro. In mezzo a loro non v'era nessun bisognoso. Infatti i proprietari
dei campi o di case le vendevano, portavano il ricavato delle vendite e lo
deponevano ai piedi degli Apostoli. Si distribuiva a ciascuno secondo i suoi
bisogni.
Nessun
commento.
Soltanto: guardiamo le nostre azioni, osserviamo intorno
e, facciamo
un serio e sincero esame di coscienza.
P.P.
.sì,
avete letto bene: di politica !
"Niente politica: sono uno che non ha mai votato, ma faccio beneficenza
per l'Africa e il servizio civile in una comunità di tossicodipendenti"
Così Gianluigi Buffon, portiere del Parma, di fronte alle accuse, poi
risultate infondate, di nazismo.
E con lui, in coro, mille voci:
"La politica ? No, non mi intendo"
"E' una cosa sporca, meglio starne alla larga"
Il qualunquismo trova qui terreno più che fertile, trasversalmente
tra tutte le età.
In passato, almeno, era chiaro che affermare "non faccio politica"
già significava farla, eccome. Oggi, spesso, non lo si comprende più.
E non mi si venga a dire che i "politici" e la "politica"
hanno le loro colpe: abbiamo i politici (nazionali e locali) che ci meritiamo,
maggioranza e minoranza. Né un punto in più né uno in
meno.
Ma che c'entra tutto ciò su un giornalino parrocchiale ? L'ultima,
discussa, beatificazione di Pio IX non ha forse nettamente distinto i due
piani ? Si può essere allora "privatamente" beati e pubblicamente
rispolverare ghigliottine, rapire bimbi e far uccidere avversari politici
, tutto ciò con buona pace di coloro (vedi meeting di Rimini) che per
giustificarlo organizzano una mostra con una lettura demenziale sul risorgimento
italiano ?
Povero Giovanni XXIII (anch'esso Beato) che fa dire al Suo Concilio:
"Si ricordino tutti i cittadini del diritto, che è anche dovere,
di usare del proprio libero voto per la promozione del bene comune. La Chiesa
stima degna di lode e considerazione l'opera di coloro che per servire gli
uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative
responsabilità" (G.S., 75)
Far politica, appunto.
"Si tratta di aiutare i credenti a recuperare il significato di "politica"
quale azione per la costruzione del bene comune, di rimozione delle condizioni
economico-sociali ingiuste, di creazione di strutture (
)"(Atti
del Sinodo Diocesano di Gubbio, 1966)
Penso a tutto ciò mentre ascolto sempre più spesso omelie astratte,
distaccate, vuote, fatte per essere dimenticate (per chi le ascolta) dopo
non oltre 15 minuti. Mentre colgo disinteresse al rapporto fede-storia, controbilanciato
da riti, processioni, tridui, novene. Mentre si proclamano valori universali
sui quali tutti concordiamo (pace, giustizia, libertà, uguaglianza)
e non si evidenzia COME attuarli in un contesto storico reale. Già
perché il problema non è proclamare, ma realizzare. La sfida
del cristiano è politica: battersi nella storia, nella complessità,
nei conflitti: specificare a quale pace, a quale uguaglianza, a quale libertà
si tende. Parla di giustizia il governatore della Virginia che non esita a
mandare a morte e "giustiziare", parliamo di giustizia noi che abbiamo
pianto di fronte all'ennesima esecuzione. E forse ci ritroviamo - noi e lui-
in chiesa a pregare e stringerci la mano al momento della pace: non c'è
qualche contraddizione ? Far politica significa pensare al plurale, cogliere
bisogni (non solo economici!) e opportunità, dialogare con tutti e
sostenere fino in fondo le proprie idee, guardarsi bene dal ghettizzarsi in
un partito cristiano, ma cogliere, prima di scegliere, positività e
contraddizioni dei vari partiti. Continuare l'opera di Cristo, venuto a "liberare
i prigionieri e ridar la vista ai ciechi", chiedendoci chi siano oggi
i prigionieri (non solo quelli dietro le sbarre!) e i ciechi (non solo i non-vedenti!).
Alternative?
Il Grande fratello, le soap-opera, i serial televisivi e qualche veglione.
Il tutto condito e "cristianizzato" con tre Pater,Ave,Gloria e due
lumini al Santo preferito. Così siamo a posto, anche per l'anima.
Roberto
Grandis
L'ANALFABETA POLITICO
Il
peggior analfabeta
è l'analfabeta politico.
Egli non ascolta, non parla
né partecipa agli avvenimenti politici.
Non
sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli, del pesce,
della farina, dell' affitto, delle scarpe
e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.
Un
analfabeta politico è tanto animale
Che si inorgoglisce e gonfia il petto
Nel dire che odia la politica.
Non
sa l'imbecille che
Dalla sua ignoranza politica proviene
la prostituta, il minore abbandonato,
il rapinatore ed il peggiore di tutti i banditi,
che è il politico disonesto,
ingannatore e corrotto,
leccapiedi delle imprese nazionali e multinazionali.
Bertold Brecht
La
nostra parrocchia si è impegnata a realizzare degli interventi ritenuti
di primaria importanza per la sicurezza dei fedeli e della chiesa in generale.
L'opera senza dubbio più importante, sia per la complessità
dell'intervento che per l'ammontare delle risorse richieste,è stata
la sistemazione del tetto,già gravemente danneggiato dall'ultimo sisma.
Per finanziare tale lavoro e per la sistemazione della facciata esterna si
è attinto a fondi della Comunità Europea. Tuttavia, il Consiglio
Per Gli Affari Econmici ha ritenuto essenziali anche altre opere,quali il
restauro esterno del campanile,la coibentazione e l'impermeabilizzazione della
parte sinistra della Chiesa, il restauro del coro,della porta d'ingresso del
convento e della porta d'ingresso della chiesa stessa. Il CPAE si è
attivato nel trovare le risorse necessarie a finanziare tali ulteriori opere,
e a tutt'oggi è stata raccolta una non trascurabile somma,ma non ancora
sufficiente a finanziare i lavori sopra citati.
E' dunque necessario un generoso contributo dell'intera collettività!
Il consiglio per gli affari economici
PREGHIERA
A DIO
(dal "Trattato sulla tolleranza" del 1763 di VOLTAIRE)
Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di
tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che
delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto
dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a
te, i cui decreti sono e immutabili ed eterni, degnati di guardare con misericordia
gli errori che derivano dalla nostra natura.
Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura. Tu non ci
hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, ne delle mani per sgozzarci
a vicenda; fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello
di una vita penosa e passeggera.
Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri
deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze
ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni
insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri
occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole
sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano
altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino
coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono
i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino
coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale
adorarti in gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano
su una piccola parte di un piccolo mucchio del fango di questo mondo, e che
possiedono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza
inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza",
e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste
cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Abbiano in orrore la
tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con
la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica! Se sono inevitabili
i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri
nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza
per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la
tua bontà che ci ha donato questo istante ".
Voltaire
( Parigi 1694-1778), autore di questa preghiera, non è stato sicuramente
un cattolico praticante anzi; attraverso un'intensissima attività di
polemista e scrittore, portò avanti la sua battaglia contro ogni forma
di superstizione e fanatismo religioso (sia cattolico che protestante), non
solo, ma combatté contro i privilegi politici per una maggior tolleranza
e giustizia sociale, divenendo un dei più importanti ispiratori della
caduta del vecchio regime monarchico francese che culminò nella Rivoluzione
Francese (1789); anche se Voltaire non nutrì mai sentimenti rivoluzionari,
ma manifestò idee e sentimenti: contro le ipocrisie, contro la corruzione
della corte di allora, contro le ricchezze smodate e contro la tortura (subendo
per questo anche minacce sia dalla corte che dalla chiesa). Le idee di Voltaire,
nell'ILLUMINISMO, sono state classificate nella corrente dei deisti, contrapposte
a quelle dei materialisti atei come Diderot e Holbach.
Per chiudere, questa preghiera del deista Voltaire, mi fa pensare ad un frase
attribuita al nuovo Beato Papa Giovanni XXIII "cerchiamo ciò che
ci unisce e non quello che ci divide" frase detta anche nella ricerca
del dialogo con i non cattolici.
Gianni Vantaggi
STORIA
(amara)
DI UN'OCCASIONE PERDUTA
Sorse
in un momento buio: il dopo-terremoto del 1984. Il prefabbricato attiguo alla
scuola Aldo Moro, con relativo campetto di calcio ha un'origine nobile e per
qualche tempo funzionò quale sede scolastica di fortuna.
Restaurata la scuola primitiva, gli spazi vennero affidati, da un lungimirante
direttore didattico, a un'associazione di quartiere.
Tale associazione, tra l'altro finanziata da un non misero contributo regionale,
provvide ad alcuni restauri, a parte degli arredi, costruì una piattaforma
polivalente (pallavolo, tennis,
) e un campo da bocce. La nostra Parrocchia
portò là un paio di porte per il calcetto e il tutto sembrò
costituire una grande occasione per i ragazzi della zona. Uno spazio da gioco
e una sede per attività al coperto avrebbero fatto gola a un qualunque
quartiere di qualsivoglia città.
Poi iniziò, troppo presto, il declino. L'associazione di quartiere
"sparì", l'impianto venne affidato, forse incautamente, a
gruppi di ragazzi e il tutto venne abbandonato a sé, privo di ogni
progetto. Inutile dire che vi furono distruzioni e vandalismi e che, dopo
qualche tempo, il complesso divenne più simile a un rottame e a una
pattumiera che non a un impianto per il tempo libero.
Dopo qualche anno di disuso, ora la scuola se ne è riappropriata, destinando
l'attiguo campetto a parcheggio per le auto degli operatori scolastici.
Non abbiamo nulla contro tale riappropriazione, anzi, meglio così,
almeno si elimina un monumento alla vergogna e alla stupidità.
Tre sole considerazioni:
Dove sono le politiche giovanili e le occasioni di animazione del territorio ? O siamo troppo ricchi per permetterci la distruzione di una simile struttura, oppure (purtroppo) siamo talmente poveri da non sapere neppure utilizzarla.
Salvo
qualche eccezione, tutta la storia è avvenuta con l'assoluta indifferenza
del quartiere. Quanto è difficile capire che i problemi dei giovani
si affrontano in prevenzione e che "prevenire" significa anche offrire
opportunità di incontro, gioco, animazione.
Se qualcuno ancora pensasse che sia sufficiente costruire spazi e impianti
e poi metterli a disposizione dei ragazzi, mediti su questa storia. Servono
gli adulti, occorrono i progetti.
Meditare, si sa, richiede tempo: c'è il rischio che, la braciolata si raffreddi ..
Federica
Grandis
"....cerchiamo ciò che ci unisce e
non quello che ci divide...."
DAMIANO E LA NOIA
Così si firma un ragazzo di 16 anni che ha scritto questa lettera al
giornale "la Repubblica" che il quotidiano, venerdì 4 agosto
2000, ha pubblicato. Abbiamo scelto questa lettera per la rubrica de IL PERSONAGGIO
"Ho
sedici anni, voglia di gridare, ma nessuno mi vuole ascoltare: non sono felice.
Il contrario della felicità non è l'infelicità, bensì
la Noia di cui l'infelicità è figlia.
La Noia è la nonna di ogni prostituta, la mamma di ogni drogato, sorella
d'ogni suicida, nemica del potere, sconosciuta ai bambini. I bambini hanno
un mondo così recente che ogni cosa è o recente o nuova, poi
c'è l'adolescenza, il primo amore, l'iniziazione al sesso. Ma quando
questi tardano ad arrivare, un'amica sconosciuta ti afferra per mano conducendoti
nel baratro della depressione: la Noia.
Come sconfiggerla o almeno anestetizzarla? Pensando che il giorno dopo devi
morire. Uno prima di morire, che fa? Cerca di mettere a posto ogni cosa, tira
fuori ogni emozione che può coinvolgere un'altra persona, gioca ogni
sua carta, senza rimpianti.
Quanto mi spaventa la Noia, vuoto d'emozione. La Noia è il giorno,
la luce disegna tutto, ogni cosa si vede, il giorno è amato dal potere
che però, poc'anzi l'ho detto, odia la Noia. Un popolo annoiato può
volere liberarsi dal tedio usato. Il potere, allora, che cosa ha inventato?
Il calcio e la TV.
La notte è regno di Felicità, il buio si appoggia a tutto, s'indovina
più di ciò che si vede, e questo stimola la fantasia, la fantasia
è poesia, la fantasia è emozione, l'emozione uccide la noia.
Il potere ha paura della notte.
La Noia genera calli, un callo per la morte dei fratelli, un callo per la
politica, un callo per l'Amore: un callo è indifferenza.
Questo è il mio urlo, l'urlo di un sedicenne che ha un sogno: emozionarsi.
Uno troppo fortunato (non è ironia)".
Damiano
Non vogliamo commentare questa lettera. Vorremmo riportare nel successivo
numero, i vostri commenti di fronte a questa lettera-provocazione che indubbiamente
è rivelazione di qualcosa che esiste nella nostra società e
nel vissuto dei giovani.
A voi la parola
Rubriche Girando il Mondo
MAGICO MYANMAR (BIRMANIA)
parte II
Scusandomi, in primo luogo, per la latitanza nell'ultimo numero del giornalino,
ripropongo la mia abituale rubrica di viaggi, continuando il mio racconto
da dove ci eravamo lasciati e cioè della parte meno conosciuta e forse
più vera del Myanmar, il Kachim. Ora la nostra avventura si sposta
in uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi del paese. Solito trasferimento
mozzafiato in aereo e dopo circa dieci ore di viaggio, energicamente sballottati
dalle sospensioni del nostro vecchio bus, ci si presenta, la visione della
piana di Bagan, antica capitale del regno omonimo.
In un'arida e ventosa pianura, dichiarata dall'UNESCO patrimonio culturale
dell'umanità, su una superficie di 40 Kmq si stagliano la bellezza
di oltre 2.000 templi e pagode di ogni forma e dimensione costruite nell'arco
di duecentoquaranta anni (X-XIII secolo). Come già detto in Birmania
non è necessario intraprendere un frenetico tour per tentare di vedere
quanto più possibile.
Infatti, dopo aver dedicato il primo giorno alla visita dei siti più
famosi, di cui vi risparmierò i complicati nomi, ed aver saziato la
nostra sete di archeologia, noleggiamo i giorni successivi prima una carrozza
a trazione equina e poi delle biciclette inoltrandoci nei tanti sentieri sterrati
che ci permettono di vagare senza meta fra le centinaia di costruzioni minori
sparse per la piana dove i bambini spesso rincorrono il nostro calesse. In
breve tempo, la Bagan turistica ci sembrò subito lontana come appartenente
ad un altro mondo e un'altra realtà. Che sensazione straordinaria (e
che fatica) ammirare il tramonto, insieme ad altre decine di turisti, in cima
alla Shwesandaw Pagoda, il monumento che rappresenta il punto più alto
della zona archeologica accessibile ai turisti. Pedalare fra polvere pietre
e vegetazione particolare, ammirando i contadini intenti a dissodare i loro
aridi appezzamenti di terra e pastori che guidano sparuti greggi di capre,
vuol dire mettersi in totale sintonia con un paesaggio che è totalmente
privo di segni di modernità.
Come resistere a non assaporare alcune specialità nei modesti ed accoglienti
ristorantini birmani, dove vengono serviti piatti al curry molto piccanti.
Purtroppo per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, tale impudenza fu fatale
ed alcuni attacchi di dissenteria metteranno a dura prova il nostro fisico.
Gli scenari mozzafiato di Bagan non possono far dimenticare l'emozione provata
da noi tutti nel conoscere la figura di padre Angelo di Meo, un missionario
italiano di ben 93 anni, che si trova in Birmania dal 1931 e ha svolto il
suo apostolato dove si trovano missioni minori che combattono contro la lebbra,
le mal nutrizioni e la malaria, talvolta in contrasto con le autorità
militari. Anche immobilizzato sul letto, in una vecchia casetta della missione
che si trova a circa ottanta chilometri dal lago Inle, con la sua figura che
ricorda le fattezze di padre Pio, ed il suo entusiasmo arricchito dal suo
amore per tutte quelle persone che ogni giorno vengono a fargli omaggio, ci
fa sentire davvero piccoli in questo mondo così egoista e superficiale.
Riprendendo il viaggio non posso che accennare, per motivi di spazio dello
scenario naturale proposto del lago Inle, una distesa di acqua di incomparabile
bellezza, dove la terra è così fertile che i montanti delle
staccionate e perfino i pali del telefono, mettono le radici ed le impressionanti
grotte di Pindaya, un tetro labirinto pervaso da un'atmosfera di sacralità
magica e misteriosa completamente ornato da oltre 8.000 statue di Buddha.
Il viaggio comincia volgere al termine ed il ritorno a Yangon via terra è
molto lungo, circa 15 ore d'autobus, alcuni di noi, specialmente quelli alle
prese con i richiamati problemi intestinali, optano per il più costoso
ma più comodo viaggio in aereo, è un vero peccato in quanto
lungo il percorso è situata la "golden rock" dove si può
ammirare la singolare pagoda di kyaiktiyo, costruita in cima ad un grosso
masso in precario equilibrio sul ciglio del burrone, secondo la leggenda,
sarebbe un capello del Buddha, sistemato in posizione strategica alla base
del masso, ad impedirne la rovinosa caduta nel precipizio.
Appena raggiunta la capitale non abbiamo trovato di meglio che affogare la
malinconia della prossima partenza, nello shopping più scriteriato
presso i migliaia di negozietti ubicati al centro della città dove,
con pochi soldi, è possibile acquistare qualsiasi cosa, compresi due
bellissimi quadri, con tanto di cornice, che dopo mille peripezie sono riuscito
ad imbarcare sul nostro aereo per l'Italia e che oggi mostro orgogliosamente
ai miei amici. Come avete capito anche questo viaggio è stato organizzato
per stare a contatto il più possibile con il popolo birmano, talmente
cortese ed ospitale da diventare la parte fondamentale di una visita in Myanmar.
Fare un viaggio con questa filosofia è estremamente appagante anche
se, chiaramente porta via molto tempo per gli spostamenti. Chi non dispone
come nel nostro caso di tre settimane a disposizione può limitarsi
con almeno due settimane a visitare le quattro zone turistiche Yangon, Mandalay,
Inle Lake e Bagan.
Ma al di là dei siti più famosi, recentemente molto pubblicizzati
in tv e nei depliant turistici, la Birmania, ripeto, va anche vissuta con
e fra la sua gente. Quella gente che continua orgogliosamente ad indossare
in longyi (una specie di gonna, lunga fino alle caviglie e indossata da ambo
i sessi) e ad abbellirsi il viso "sporcandolo" con la pasta di thanaka,
un estratto dell'omonima pianta, dotata di proprietà terapeutiche.
Quello che avete letto vuole essere un invito a cogliere una esperienza irripetibile,
un viaggio in un luogo non ancora turistico, però destinato ad uniformarsi
presto a tutte le altre mete che le agenzie turistiche possono offrire,.
Il consiglio del mese è quindi di andare a visitare questo paese, l'appagamento
interiore che ne trarrete vi farà dimenticare la scomodità del
viaggio, e ciò che resterà alla fine saranno solo emozioni sconvolgenti
e una voglia matta di ritornare.
Cordialmente Raoul Caldarelli.
LETTURA CONSIGLIATA
Sergio
Ramazzotti "Vado verso il Capo"
Universale Economica Feltrinelli.
Rubriche Un salto in biblioteca
Pensiamo che tutti conoscano il bellissimo romanzo di Colleen McCullough "Uccelli
di rovo" anche per la versione televisiva che ne è stata fatta
alcuni anni fa, ma questa volta vorremmo segnalare due brevi romanzi della
stessa autrice:
"Tim" e "Le signore di Missolungi"
Il primo romanzo "Tim" racconta la storia d'amore che nasce tra
un ragazzo handikappato, con ritardo mentale, e una donna single ultraquarantenne.
Il romanzo è molto bello perché fa vedere come l'amore può
completare due persone; quel completamento che può far affrontare ad
entrambe il duro cammino della vita, quel cammino che, soprattutto per Tim,
sarebbe stato impossibile da compiere da solo, insieme invece, anche per loro
la vita diventa piena e bella da vivere.
L'altro romanzo "Le signore di Missolungi" parla invece della solitudine
di due persone, di un uomo e di una donna che le vicissitudini della vita
fanno incontrare; anche in questo caso la coppia diviene il fulcro di una
vicenda che alla fine fa trionfare gli umili e le vittime divenire libere
dai loro "persecutori".
BUONA LETTURA!!!!!!!
In occasione della beatificazione di Papa Giovanni XXIII, trasmissioni televisive,
articoli di giornali, libri, hanno di nuovo puntato i riflettori su questa
figura capace come poche di suscitare "forti emozioni" tra cristiani
e non cristiani.
Per l'opinione pubblica è da sempre il "Papa buono", ma sarebbe
un grave errore fermarsi ad un'immagine edulcorata, che si risolva soltanto
in un generico richiamo ai buoni sentimenti.
Giovanni XXIII è il Papa della svolta profonda, colui che ha segnato
il passaggio da una Chiesa chiusa tra le sue mura, attenta essenzialmente
a condannare gli "errori" del mondo, ad una Chiesa che dialoga con
l'uomo moderno e con le culture contemporanee.
Giovanni XXIII è un profeta dei nostri giorni, pronto a cogliere i
"segni dei tempi" e tutto proteso a costruire una Chiesa, che vuole
essere di tutti gli uomini, che si interroga sulle aspirazioni umane più
profonde e che non resta muta di fronte ai problemi sociali che " gridano
vendetta al cospetto di Dio".
Giovanni XXIII è la coscienza critica di noi uomini e donne delle nazioni
opulente di questo terzo millennio.
Quanta distanza c'è tra le nostre titubanze, i nostri distinguo, le
nostre paure nei confronti dell'altro, del diverso, dello straniero, del credente
in altre religioni e le parole che Giovanni XXIII pronunciò nel 1935
al popolo Bulgaro, mentre lasciava la Bulgaria dove era stato per dieci anni
nunzio apostolico:
" Dovunque io sarò, fossi pure in capo al mondo, se un Bulgaro
spaesato passerà davanti alla mia casa sarò pronto ad accoglierlo.
Bussa! Bussa! Non ti domandare se sei cattolico o no, fratello di Bulgaria.
Entra, due braccia fraterne ti accoglieranno, un cuore caldo di amico ti farà
festa."
di Tonino Fagiani
Il nuovo Consiglio Pastorale Parrochiale:
Le elezioni svoltesi il 18 Novembre nella nostra parrocchia hanno dato alla
luce il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale. Questi i nomi degli eletti:
Enrico Minelli, Luciana Meneghello, Emma Barbetti, Anna Maria Biraschi, Adamo
Fanucci, Rodolfo Rughi, Maddalena Fagiani. Fanno inoltre parte del CCP, come
rappresentanti dei vari gruppi operanti all'interno della nostra realtà
parrocchiale: Annamaria Brugnoni (rappr. dei ministri della comunione), Barbara
Frizza (catechisti), Pio Benedetti (Caritas), Francesca Fuina (centro giovanile),
Giampiero Bedini (affari economici), Tonino Fagiani (pastorale familiare),
Federica Grandis (giornalino e sito web), Giovanni Mariucci (centri d'ascolto),
Matteo Carletti (parola e canto). Giuseppe Lepri, Francesca Palazzari, Stefano
Maria Rizzi e Mariella Ragni sono i quattro membri nominati direttamente dal
parroco.
A tutti va il nostro più grande augurio di buon lavoro!