In questo numero

2000
CINQUE … E DOPO?

UN'ESPERIENZA DI FEDE

l'impegno del gruppo Abele
IL PERSONAGGIO
Q U E S T I O N A R I O

 


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Ed eccoci arrivati all'anno 2000, inizio di un nuovo secolo, oltre che di un nuovo millennio, anno giubilare per i cattolici.
Giubileo è una parola che deriva dall'ebraico giobel che significa capro, in riferimento al corno di capro che veniva suonato per annunciare l'inizio della solennità ebraica.
Gli ebrei antichi celebravano l'anno giubilare ogni 50 anni. Durante l'anno del giubileo, oltre che lasciare riposare la terra, venivano condonati i debiti e le terre venivano restituite ai proprietari originari. Tutti gli ebrei ridotti in servitù per povertà venivano affrancati (Levitico 25).
Il cristianesimo trasse dall'ebraismo l'idea di anno di remissione, denominandolo appunto giubileo e fu il papa Bonifacio VIII che, nel 1300, lo istituì per la prima volta. Nel 1470, poi, il papa Paolo II decretò che ogni 25 anni si sarebbe svolto un anno santo straordinario.
Pertanto l'anno 2000 coincide con l'anno del giubileo.
Del giubileo se ne fa un gran parlare, il governo italiano ha stanziato fondi per adeguare le strutture per ricevere i "pellegrini" che da tutto il mondo cattolico si riverseranno a Roma e negli altri luoghi "santi" dell'Italia; connesso a ciò poi, molti operatori turistici e dei servizi avranno sicuramente i loro guadagni, quindi c'è anche un evidente e pesante lato economico dietro al giubileo.
Io personalmente (è solo la mia personale opinione) sono un po' "freddo" nei riguardi di questo avvenimento del giubileo in quanto ritengo che chi segue il messaggio di Cristo, dovrebbe sempre vivere nella continua di ricerca della pace, della concordia e del bene, di rispettare e amare gli altri e con gli altri ricercare quella comunione che affratella tutti gli uomini cercando di recuperare sempre, in ogni momento della vita, quella condizione di figli dello stesso Dio Padre.
Per questo malamente riesco a capire alcune cose: tra queste il fatto dell'indulgenza (questa parola mi stona un po' in verità, perché la vendita delle indulgenze fu uno dei motivi che fece esplodere la riforma di Lutero). E poi, un dubbio, Dio Padre misurerà poi le cosiddette pene con l'unità di misura di noi uomini? Ricordo nei vecchi santini che c'era scritto che recitando una determinata preghiera si aveva diritto a 300 giorni di indulgenza; ma Dio farà anche il ragioniere? avrà certo un bel da fare a ricordarsi i conti e gli sconti. Mah!
Premesso questo, comunque, della bolla di Giovanni Paolo II "Incarnationis mysterium" che istituisce il giubileo del 2000 mi è piaciuta molto (spero anzi che sia il tema dominante di tutto questo anno e anche oltre) la frase in cui il Papa dice: "…Possa il Giubileo favorire un ulteriore passo nel dialogo reciproco fino a quando, tutti insieme - ebrei, cristiani, musulmani- ci scambieremo a Gerusalemme il saluto della pace…" continua poi la bolla "Il mondo (in questo giubileo) avrà due centri: da una parte la Città … sede del Successore di Pietro e dall'altra la Terra Santa, nella quale il Figlio di Dio è nato come uomo … Terra, santa, a buon diritto per aver visto nascere e morire Gesù… Terra in cui è sbocciata la prima comunità cristiana, è il luogo nel quale sono avvenute le rivelazioni di Dio all'umanità. E' la terra promessa che ha segnato la storia del popolo ebraico ed è venerata anche dai seguaci dell'Islam…"
Pertanto, spero che al di là di tutto quello che è apparenza e mera ritualità, ci sia al fondo quello che Giovanni Paolo II auspica: l'inizio di un dialogo e di una strada nuova da percorrere insieme, con tutti quelli che riconoscono Dio come unico Padre. Spero poi che gli uomini di fronte a quelle tremende catastrofi quali: i terremoti, le alluvioni, le malattie, la fame, abbandonino tutti i pregiudizi religiosi o razziali che siano ed in nome della umanità sofferente, di quella stessa umanità che tutti condividiamo, si diano veramente la mano per iniziare un nuovo cammino di pace, di fratellanza o almeno di solidarietà nell'aiuto reciproco.
Buon Anno, pace e serenità a tutti.
Gianni Vantaggi
Ramsete II faraone dell'Egitto vissuto 1250 anni prima di Cristo, stipulando con gli Ittiti una trattato di pace, di cui esiste testimonianza scritta, e che è stato dichiarato dagli storici come il TRATTATO DI PACE PIU' IMPORTANTE DEL MONDO così si dice:
"A partire da questo giorno,
per portare eterna pace tra noi, così decidiamo:
io sono in pace con te e tu sei in pace
ed in fratellanza con me, per sempre"
queste parole sono state scritte oltre 3.200 anni fa, ma la storia non ci insegna proprio niente?


 

CINQUE … E DOPO?
(la Redazione)


Siamo arrivati al numero CINQUE del giornalino parrocchiale, non abbiamo avuto riscontri se il giornalino viene letto e se quindi svolge quel ruolo di punto di informazione, di discussione, di dibattito che avremmo voluto. Fino ad oggi a parte qualche critica o qualche apprezzamento sempre verbale, non abbiamo proprio idea di cosa e come incida nella vita della parrocchia questo giornalino. Da parte nostra noi ci impegniamo e richiediamo sempre la collaborazione di altri, ma fino ad oggi nulla.
Ci domandiamo: VALE LA PENA CONTINUARE QUESTA ESPERIENZA?
Aspettiamo delle indicazioni pertanto nell'ultima pagina del giornalino c'è un breve questionario dove ognuno può dire la sua e soprattutto riuscire a capire se vale la pena andare avanti.
Venendo a questo numero, diciamo subito che ci sono delle cose molto interessanti innanzitutto l'articolo di fondo dove PP (l'anonimato è stato richiesto dall'autore perché vuole comunicare questa sua bellissima esperienza di vita di fede, come un semplice cristiano che cerca di vivere, umilmente, la vita di tutti i giorni nella certezza che Gesù è risorto). Lo ringraziamo di avere aderito alla nostra richiesta di comunicarci questa sua bellissima e autentica esperienza, espressa con parole semplici e dirette. Spero tanto che serva come riflessione e come aiuto nel nostro cammino di fede. Ancora grazie caro PP.
Abbiamo poi un altro articolo interessante "il Personaggio" dove un giovane che abbiamo chiamato Kappa, parla della sua lunga esperienza di tossicodipendente.
Ringraziamo poi Raoul Caldarelli dei piacevolissimi ed interessanti racconti sulle sue esperienze di viaggio, vedremo il continuo, infatti, del suo viaggio nella ex-Birmania.
Infine come giornalino vorremmo lanciare una sottoscrizione per aiutare un chirurgo albanese che non ha i mezzi più elementari per poter eseguire un intervento chirurgico; pensate che ultimamente per poter operare un poveretto con un tumore di un organo addominale, non avendo più i fili per suturare ha dovuto servirsi dei fili che utilizzava un suo amico imbalzamatore di animali. Tramite un altro suo amico che vive e lavora in Italia,pertanto, ci ha mandato una richiesta non di soldi ma di materiale (abbiamo un elenco di cose) da inviargli.
C I R I U S C I A M O ?
Eventualmente potete far recapito alla Caritas della Parrocchia o direttamente al nostro giornale contattando qualcuno della redazione o il parroco P. Giustino.


 

UN'ESPERIENZA DI FEDE


E' un giorno festivo.
Come sempre, da qualche anno, ti avvii verso il cimitero: hai un appuntamento irrinunciabile, un incontro di verità, di salvezza, di pace spirituale.
Alle nove parteciperai alla Santa Messa nella cappella materialmente piccola, ma spiritualmente immensa.
Oltre il cancello lungo il viale, fiancheggiato dal sacro terreno dove riposano i nostri amatissimi Defunti, c'è un religioso silenzio, che suscita nel cuore pace e serenità.
Entri nella cappella, ti siedi al tuo solito posto. Conosci tutti, uno per uno.
Sono per lo più, sempre i soliti, una settantina in media. Sono fedeli precisi, attenti ed è raro che qualche ritardatario disturbi durante la celebrazione della Messa, entrando in ritardo.
C'è silenzio, si prega in raccoglimento evidente. Proprio per questo, percepisci che con te non ci sono soltanto poche decine di persone, ma un numero immenso di anime, tra cui i tuoi carissimi defunti. E, momento per momento, vivi la misteriosa "Comunione dei Santi": esperienza di Fede che senti soprattutto lì, in quella piccola e silenziosa cappella, lontano dalle rumorose celebrazioni ricche di contorni, di forme esteriori e di chiacchierii disturbatori che spesso avvengono, nelle nostre dispersive chiese parrocchiali.
Partecipi attivamente, in unione con tutti, alla preghiera, con tutti, canti, con tutti, rispondi e con tutti vivi profondamente la Messa.
Ascolti con la massima attenzione la Letture della Parola di Dio e segui, parola per parola, la predicazione del celebrante. Ascolti, apprendi, assimili, interiorizzi: ci sono concentrazione e silenzio profondo.
Riaffermi a voce alta la Professione di fede: Credo in Dio, in Gesù suo figlio nato da Maria, morto, sepolto e risorto, nello Spirito Santo, nel perdono dei peccati,… e sottolinei con voce più forte "credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna…"
Perché lì, in quel luogo di attesa e di speranza, certe certezze e speranze sono profondamente vive.
Ti raccogli, ti concentri sempre più quando giunge il momento centrale della celebrazione.
Ripeti con le labbra, sottovoce, le parole che scandisce il sacerdote sul pane e sul vino: questo è il mio corpo…questo è il mio sangue. Pane e vino si trasformano in Corpo e Sangue di Gesù. Con fede proclami la morte a la RISURREZIONE di Cristo, in attesa della sua venuta.
Reciti con convinzione il Padre Nostro, Auguri "Pace e Bene" ai tuoi amici, per prepararti a ricevere Gesù. Rifletti sulle parole che spesso leggi nel Vangelo "Vi do un comandamento nuovo, di amarvi scambievolmente, amatevi l'un l'altro come io vi ho amato" (Giov. XII-34).
Perché soltanto se ami, puoi ricevere Gesù. Ti nutri allora del Corpo e del Sangue di Gesù e odi le parole: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e lo risusciterò nell'ultimo giorno".
In silenzio ti siedi, rifletti e senti che in te è entrato lo Spirito di Dio, che è spirito di amore, che ti da pace, certezza, serenità.
Saluti tutti, rispondendo al sacerdote, che ha l'abitudine di dire dopo la preghiera finale "Buona domenica e Buona settimana". Esci e ti senti pieno di ottimismo. Sei messo, però, subito alla prova, sei sottoposto alla verifica immediata della messa vissuta fedelmente.


All'ingresso del cimitero c'è quasi sempre una persona (lo zingaro, il negro, l'extracomunitario, l'albanese e così via) davanti alla quale non puoi passare indifferente, tende la mano. Non gli dai l'elemosina per pietismo, ma in lui vedi Gesù, un tuo fratello, un tuo amico. Allora lo saluti, gli sorridi, gli dici una parola di conforto. E la semplice elemosina, diventa carità perché hai vissuto veramente la Messa. E ripeti a te stesso, perché ti rimanga sempre più impresso, che la Fede senza opere è vuota , inutile, falsa e che inutili sono le messe, lo sgranar preghiere e rosari se non riesci a vedere Gesù anche nel più schifoso e ributtante pezzente degli uomini in cui ti imbatti.
Durante la settimana ti si presentano tante occasioni per essere messo alla prova: spesse volte provi stanchezza, fastidio, sfiducia e pessimismo quando vedi violenze, omicidi, guerre, stragi di innocenti a causa di fenomeni naturali, senti dolore fisico e morale.
E' urgente allora l'esigenza di ravvivare il tuo spirito, e preghi personalmente, aprendo e leggendo il vangelo di Giovanni. Hai sottolineato molti versetti tra cui:
"Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nel buio, ma avrà luce di vita".
"Nel mondo avrete afflizioni, pur abbiate fiducia, io ho vinto il mondo".
Leggi, rifletti e la parola di Dio ti consola, ti da speranza, forza e pace perché riesci a comprendere il Suo Piano per la nostra salvezza e con la Fede sai accettare ciò che il ragionamento non potrà mai spiegarti.
P.P. (uno che cerca di essere amico di Gesù)



Abbattere il muro : l'impegno del gruppo Abele


Forse qualcuno avrà notato, qualche domenica fa, la presenza di alcuni libri all'uscita della chiesa. E forse qualcuno, incuriosito, si sarà spinto oltre la solita indifferenza e avrà visto che si trattava di libri editi dal Gruppo Abele.
Di che si tratta ?
Questa associazione nasce più di trent'anni fa nella periferia di Torino, dove un ventenne ragazzo veneto, Luigi Ciotti, fonda il gruppo Abele per costruire percorsi di accoglienza e di giustizia in risposta alla sofferenza e all'emarginazione di tanti giovani suoi coetanei. Diventato sacerdote, gli viene affidata la strada come parrocchia e da lì comincia il suo cammino. Ed ecco che, a contatto con le realtà più difficili e dimenticate, con le povertà più estreme e i profondi disagi di chi fa più fatica, insieme ad amici che ora sono diventati operatori e sono più di 350 tra volontari e dipendenti, don Luigi Ciotti fonda comunità di accoglienza e cooperative sociali che permettano il reinserimento lavorativo di migliaia di ragazzi con problemi di tossicodipendenza, alcolismo o AIDS.
Non solo: il Gruppo Abele diventa anche una casa editrice, che offre proposte culturali per uscire dal buio del menefreghismo di cui spesso purtroppo siamo vittime.
Ed oggi, dopo anni, questa associazione conta 46 diverse attività nell'ambito dell'accoglienza, della proposta culturale e del lavoro. Con un punto di riferimento: abbattere il muro dell'indifferenza, iniziando ad accogliere, a condividere, a sperimentare anche il più piccolo gesto di solidarietà.
Luigi, che ho la fortuna di avere come caro amico, scrive in uno dei suoi libri:

<< Abbiamo tutti bisogno di crescere, di cambiare e di abbandonare la ricerca del benessere a tutti i costi e del potere fine a se stesso, per praticare la giustizia e la verità. Può sembrare solo un'utopia, un sogno. Ma è l'unica strada per recuperare il rispetto di noi stessi e degli altri.
Anch'io ho un sogno che mi accompagna nella vita :sogno che scompaia il volontariato come impegno di pochi…non ha senso che ci siano dei gruppi ristretti, dei movimenti, delle persone che si occupino, per tutti gli altri, dei problemi di chi è in difficoltà. La solidarietà non può essere una delega ad alcuni.
Il mio sogno è che la nostra vita non sia fatta di gesti eccezionali e straordinari, ma di atteggiamenti normali e autentici. Accogliere una persona in difficoltà, assistere un malato, occuparsi del proprio paese, della parrocchia, della vita sociale, dell'educazione dei figli e dei giovani, significa semplicemente essere cittadini di una società umana. Se continueranno a sussistere da un lato i "volontari della solidarietà" e dall'altro gli "indifferenti del quotidiano ", ne usciremo soltanto sconfitti. >>

…Piccoli impegni, dunque, per fare grande la comunità tutta. Basta abbattere il muro…

Federica Grandis



IL PERSONAGGIO
(di Gianni Vantaggi)

Questa volta parleremo di un personaggio che rimarrà anonimo, in quanto la sua esperienza investe il mondo della tossicodipendenza. Per cui indichiamo il personaggio con la sigla: Kappa.
Innanzitutto grazie per la tua disponibilità; quanto è durata la tua tossicodipendenza?
Circa 15 anni.
Da quanto tempo ne sei fuori?
Da circa 5 anni, ma purtroppo essere fuori, non significa essere "guariti" in quanto la dipendenza che provoca l'eroina può provocare ricadute anche a distanza di molto tempo, per cui il livello di attenzione di un ex-tossicodipendente deve essere sempre molto alto, poiché la possibilità di ricaduta è sempre dietro l'angolo. L'eroina è qualcosa che ti cambia, e venirne fuori richiede una forza di volontà ed un sforzo grandissimo. Io per fortuna ho finalmente avuto delle motivazioni molto forti che mi hanno fatto cambiare strada.
Ritrovare la propria identità ed anche il proprio ruolo sociale per un tossicodipendente è un cammino molto, molto duro che può durare anni e anni.
Uscire dalla tossicodipendenza, poi, significa anche trovare difficoltà grandissime di reinserimento che possono anche essere causa di ricadute. In pratica trovi il vuoto intorno a te, per cui il reinserimento è una delle problematiche più grosse per un ex tossicodipendente .
Come sei riuscito a superare la dipendenza dall'eroina?
Volendo e riuscendo ad entrare in una comunità di recupero in cui sono rimasto circa un anno e mezzo. Lì ho ritrovato me stesso ed il significato della vita; quella vita che prima era proiettata alla esclusiva ricerca di quello che per me credevo essere la "salvezza", invece non era altro che la fuga dalla realtà e dai problemi. Iniettarsi l'eroina infatti non è altro che un modo di fuggire la realtà e crearsene un'altra, falsa, che comunque sembra ti soddisfi, ma le sostanze stupefacenti ti illudono di poter raggiungere questa realtà surreale e nello stesso tempo ti rendono schiavo perché poi la tua vita consiste soltanto nel procurarti le dosi quotidiane di stupefacente per non star male. Questa è la dipendenza: sentire il bisogno impellente, vitale, di dover assumere quelle sostanze.
La droga diviene in pratica come l'ossigeno per respirare.
Raccontaci la giornata di un tossicodipendente
La giornata di un tossicodipendente è legata alla ricerca della dose quotidiana; io bruciavo dalle trecentomila alle cinquecentomila lire al giorno per avere le tre dosi giornaliere di eroina che dovevo iniettarmi. Tutto ruota intorno a questo.
Come facevi a procurarti tutto questo denaro?
Per forza di cose si è costretti a diventare spacciatori, è come una catena di Sant'Antonio.
Tu saresti favorevole alla legalizzazione dell'eroina, dato che con il sistema che tu dici si va alla ricerca di un numero sempre più grande di consumatori?
Certo legalizzare l'eroina potrebbe voler dire far morire dei tossicodipendenti per overdose, ma è anche vero che legalizzare l'eroina significherebbe eliminare tutto quello che il traffico degli stupefacenti comporta, non solo, ma potrebbe anche ridurre drasticamente i crimini legati alla ricerca del denaro per procurarsi l'eroina.


Come sei arrivato alla droga?
La trafila è classica: problemi familiari, ricerca dello "sballo" iniziando con gli spinelli, poi con le anfetamine o sostanze psicostimolanti, finché si giunge all'eroina e lì il salto è definitivo perché non si torna più indietro, si entra in un cerchio, anzi in una spirale che ti porta sempre più giù, anche perché la situazione problematica di partenza non è che si modifichi in senso positivo, anzi peggiora ulteriormente aggravato ancora di più dalla tossicodipendenza e questo, logicamente, produce un disagio ancora maggiore che ti fa sprofondare sempre più.
Dalla tua esperienza quali sono le motivazioni per cui uno può divenire tossicodipendente?
Durante la mia permanenza in comunità ho potuto constatare che la stragrande maggioranza di noi aveva alle spalle problemi o disagi famigliari, mentre una piccola minoranza, era caduta nella tossicodipendenza per cercare la trasgressione, ma certo è che se uno sente il bisogno di trasgredire, significa che la sua vita ha già delle note stonate e che nella sua vita c'è comunque una situazione di disagio personale o famigliare.

Qui finisce l'intervista a Kappa. Mi sembra che dall'intervista risulti molto chiara l'importanza della famiglia come essa abbia un ruolo determinante per la costruzione del carattere e della personalità di un ragazzo. Kappa, inoltre, ci ha fatto ben capire che la vita è una cosa molto seria per cui dobbiamo porre molta attenzione a quei comportamenti o atteggiamenti che possono fuorviare il carattere di un ragazzo; cercare invece di dimostrare, noi adulti per primi, la pratica di quei valori che possono far crescere un ragazzo con una personalità e responsabilità tali da non fargli certo cercare lo "sballo". Quei valori, come ho capito dal dialogo con Kappa, che sono: il rapporto amichevole con i genitori, la smitizzazione del benessere come fine esclusivo della nostra vita, la lealtà e la ricerca del bene comune, l'aspirazione a rapporti sociali improntati al rispetto e infine, per chi ha fede, i valori religiosi.

Bene caro Kappa, ti ringraziamo di quello che ci hai detto e degli spunti di profonda riflessione che ci hai dato. Noi ti auguriamo di continuare sulla strada che hai intrapreso e di rafforzare sempre di più quella fiducia in te stesso che ti farà affrontare la vita, quella vita che hai finalmente riacciuffato e che ormai senti veramente tua. Grazie di tutto e buon viaggio nella vita.



Q U E S T I O N A R I O


Trovo interessante leggere il giornalino "4 chiacchiere" (barrare solo uno dei cerchietti)
O molto O discretamente O poco


Leggere il giornalino ti fa sentire più partecipe alla vita della Parrocchia o comunque della zona dove vivi?
O molto O discretamente O poco


Pensi sia bene proseguire in questa esperienza del giornalino parrocchiale?
O si O no


Quali argomenti vorresti venissero trattati più in particolare?

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Hai altri commenti da fare?

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Puoi depositare questo foglio nell'apposito contenitore posto in fondo alla chiesa o inviarlo a "4 Chiacchiere" Parrocchia di Sant'Agostino o riconsegnarlo a qualcuno della redazione.
G R A Z I E