In questo numero
Ricominciamo | G. Vantaggi |
Negli anni 70... | G. Alunno |
Il personaggio | la Redazione |
Lettere senza frontiere | la Redazione |
Il
titolo "4 Chiacchiere" del nuovo giornalino della parrocchia (giornale
ci sembra una parola troppo impegnativa), a cui il nuovo consiglio pastorale
ha voluto dar vita, vuole indicare un modo nuovo di dialogare. Non solo parlare
di argomenti seri ma anche di meno seri e di qualche curiosità che
cercheremo di scoprire nella nostra parrocchia. Tramite questo giornalino
vogliamo rendere pubblica la vita della parrocchia non solo ma suo tramite
vorremmo che si confrontino opinioni, che si rendano note iniziative da realizzare
o far conoscere quello che succede nell'ambito della nostra zona anche curiosità
(personaggi o attività o esperienze compiute o in atto) ecc. Insomma
il giornalino sarà un punto di incontro da cui poter iniziare, pertanto
siamo aperti al contributo di tutti coloro che abbiano da dire qualcosa: esperienze
da proporre, progetti da realizzare oppure esprimere opinioni che siano critiche
al modo di agire del consiglio pastorale o anche su temi diversi della vita
oltre che religiosa, anche sociale e politica. In pratica vogliamo fare del
giornalino un luogo di incontro in cui si può discutere, dialogare,
confrontarsi per cercare insieme soluzioni che possano migliorare la vita
della e nella nostra zona in cui viviamo.
Chiunque vuole collaborare può contattare Gianni Vantaggi (9272014)
o P. Giustino (9273814).
B U O N A L E T T U R A (speriamo!!!)
L'attuale comitato
di redazione è costituito da:
Giovanni Vantaggi: coordinatore gruppo di redazione
Pietro Panfili: revisore bozze articoli
Luciana Meneghello: ricerce storiche
Giancarlo Alunno, Pio Benedetti
Rodolfo Rughi: impaginazione e stampa
Maddalena Vantaggi: disegni
Il gruppo
di redazione, lo ripetiamo, è aperto a tutti quelli che vogliono collaborare
in qualche modo; speriamo così di riuscire a migliorare con l'aiuto
di altre persone la qualità del giornalino, vorremmo infatti aprire
anche altre rubriche di contenuto: umoristico (barzellette, storielle), artistico
(poesie), sportivo, ecc...
Il titolo "4 Chiacchiere" è provvisorio, aiutateci a trovarne
uno migliore.
C
O N T A T T A T E C I !!!!!!!!!!
Con Giustino
ho condiviso, 25 anni fa, l'esperienza di un campo di lavoro e di esperienza
cristiana organizzato da un altro agostiniano P. Lolli, in terra di Romagna
in provincia di Ravenna in un paesino chiamato Sant'Alberto, dove il parroco
ci aveva messo a disposizione la sua canonica.
L'ambiente di Sant'Alberto era duro per noi che portavamo avanti un' esperienza
di vita cristiana, eravamo nel cuore del pragmatismo romagnolo, dove nelle
cooperative agricole le donne andavano a raccogliere le pesche facendo orari
da fabbrica trasportando degli scaloni enormi. Devo dire comunque che quell'esperienza,
mi ha aiutato a capire molto: cosa significa il coperativismo, il lavorare
insieme per il bene comune.
In quell'estate arrivò al campo anche Giustino che allora era diciassettenne
assieme ad altri 2 seminaristi Angelo Lemme (poi divenuto anche lui Padre
agostiniano) e Oreste un ragazzone di Foligno. Il ricordo che ne ho (io ero
allora già studente universitario) è ancora vivo, ricordo questi
ragazzi pieni di gioia con tanta voglia di fare, di buttarsi, ricordo i dibattiti
tra di noi e le verifiche che facevamo ogni sera dopo la messa e la cena.
Con Giustino poi ci siamo praticamente persi di vista, mentre con Angelo ci
siamo rivisti a Perugia e poi qui a Sant'Agostino (battezzò la mia
prima figlia) ma praticamente con Giustino non abbiamo più avuto occasioni
di incontro fino al matrimonio del mio caro amico Giancarlo a cui io e mia
moglie abbiamo fatto da testimoni di nozze.
Nell'Ottobre scorso, di sera, Giustino mi telefona chiedendomi se davo la
mia disponibilità ad essere inserito nella lista per le elezioni del
nuovo Consiglio Pastorale. E' stata una richiesta che mi ha colto di sorpresa
e alla quale ho risposto dicendo che oltre alla famiglia e al lavoro ho diversi
impegni di volontariato AVIS (Direttore sanitario dell'associazione dei donatori
di sangue), AssARP (associazione che si interessa dei malati e dei problemi
relativi alla malattia psichiatrica), Consiglio dell'Astenotrofio (quale membro
del consiglio direttivo eletto dal consiglio comunale). Allora Giustino, che
la sa lunga, mi dice "se non mi dai una mano tu allora a chi la devo
chiedere?" . Bersaglio colpito! "e và bene", dico io,
"però prima confrontiamoci un attimo e dopo potrai inserire il
mio nome nella lista" ("tanto chi mi vota?", pensavo tra me
e me). Invece sapete come è andata a finire? ho ricevuto molte preferenze.
In verità è stata una sorpresa, spero di non deludere quelli
che hanno avuto il coraggio di votarmi e ad essere onesto mi sento una grossa
responsabilità (però non li ringrazio perchè mi hanno
fatto un brutto tiro) ma scherzi a parte, dopo 20 anni ho così riallacciato
i rapporti con la mia parrocchia.
La parrocchia è stata per me, fino alla fine degli anni 70, la seconda
casa, Padre Bordoni, Padre Casali sono stati a me molto vicini (avevo perso
mio padre a 11 anni) e mi hanno dato, a loro modo, quell'attenzione e quell'affetto
che per me in quei momenti erano fondamentali e poi Padre Mario che è
stato un vero e proprio fratello maggiore col quale abbiamo condiviso tanti
momenti anche di esperienze all'avanguardia per quei tempi (il catechismo
nelle case assieme a Giancarlo Alunno) i gruppi di volontariato (primi abbozzi
di Caritas: per alcune volte siamo andati anche a servire a tavola alla domenica
nei ristoranti o facevamo la raccolta della carta in modo che con il ricavato
aiutavamo della famiglie in difficoltà; così anche il Gruppo
di iniziativa per l'anziano è nato a Sant'Agostino gruppo che con la
sua attività di animazione all'interno dell'astenotrofio e di sensibilizzazione
dell'opinione pubblica ha contribuito al rinnovamento della situazione anche
strutturale della casa di riposo).
Ma veniamo a oggi, alcuni giorni fa, dopo le elezioni del consiglio pastorale,
ho rivisitato dopo tanti anni il convento di Sant'Agostino. Come è
cambiato! molto bello e funzionale, ma il teatrino dove proiettavamo i film
alla domenica e dove recitavamo e facevamo recitare i ragazzi? (quanti spettacoli
abbiamo fatto!) ora ha perso la sua funzione. E Tutto quel vociare allegro,
qualche urlo, il battere del pallone per terra (e qualche volta su qualche
vetro)?.
I tempi sono proprio cambiati la parrocchia un tempo con il suo ping-pong,
il suo calciobalilla allora chiamato bigliardino, con i suoi 200 metri quadri
di spazio per campo da calcio (o meglio da calcetto già noi lo facevamo
per forza perchè allora non c'erano altri spazi), con il suo campo
da pallacanestro fatto anche con il nosto contributo lavorativo, con il suo
gioco delle bocce.... la parrocchia, dicevo, era punto di incontro e di riferimento,
ma oggi?
Al primo incontro del Consiglio pastorale e anche ai successivi, in verità
ho ribadito un mio chiodo fisso: "la parrocchia deve ritrovarsi come
una famiglia, deve ritrovare le sue energie in modo che tutto quello che avviene
in essa dalla messa alla partita di calcio dovrebbe essere segno di un essere
insieme di un condividere con l'altro per costruire piano piano e finalmente
la comunità". Non è facile ma dobbiamo provarci e crederci;
per questo secondo me, dobbiamo prima di tutto ricostruire i rapporti tra
noi, cercare di conoscerci e di conoscerci di nuovo, cercando di ricercare
quella vita che fa della parrocchia una miniera capace di estrarre materiale
prezioso dagli uomini e dalle donne che la compongono, portando alla luce
qualità preziose che possono arricchire la nostra parrocchia, parrocchia
che DEVE accogliere il pluralismo sociale e politico tenendo presente il bene
di ogni persona nello spirito del vangelo, usando linguaggi e forme di espressione
familiari che tendano a ridurre le distanza tra e con le persone. In pratica
la parrocchia non deve fallire "per mancanza di comunione con la vita,
ossia per difetto di incarnazione" come dice don Primo Mazzolari, il
quale afferma anche che i cristiani non devono "ripiegarsi su se stessi,
barricandosi in un loro "spitualismo" asettico. Pensando proprio
a questo, sulla base di esperienze realizzate a Perugia ed anche in altre
realtà comunali ho lanciato l'idea di costituire la "Banca del
tempo" di cui si parla in un articolo successivo di questo numero, articolo
che invito a leggere attentamente perchè potrebbe essere veramente
una base da cui ripartire per ricostruire riscoprendo e valorizzando i rapporti
tra le persone, tutte le persone, che compongono la nostra parrocchia.
Gianni Vantaggi
Una domenica mattina, dopo la messa, ho incontrato un vecchio amico (Gianni)
che di punto in bianco mi dice: "perchè non racconti per iscritto
in alcuni articoli la tua esperienza vissuta in parrocchia?". Lì
per lì mi son sentito preso in contropiede, perchè la mia esperienza,
anche se molto bella ed interessante, è piuttosto datata e risale appunto
agli anni 70, ma dopo aver brevemente riflettuto gli ho risposto: "se
tu credi che la mia esperienza valga la pena raccontarla proverò a
farlo e cercherò di scrivere con estrema semplicità, in modo
da non annoiare quei quattro parrocchiani che vorranno leggere queste mie
poche righe".
La mia esperienza, dunque, ha avuto inizio nel 1973 quasi per caso, infatti
un carissimo e compianto amico, il professor Giuseppe Pardi, vedendomi ogni
giorno studiare per ore ed ore, volendomi proporre qualche piccolo diversivo,
mi ha detto: "perchè non provi a metterti in contatto con la tua
parrochia di Sant'Agostino? Probabilmante lì potresti incontrare i
tuoi coetanei che sono molto attivi nel campo delle iniziative a sfondo sociale
e più in generale di promozione umana".
Considerando che queste tematiche erano al centro dei miei interessi ed accendevano
in me il desiderio di una partecipazione attiva e profiqua, mi sono incontrato
con Padre Mario di Quinzio, che allora seguiva il gruppo il gruppo giovanile
parrocchiale.
L'incontro è stato estremamente positivo e quando sono venuto a conoscenza
dei temi che in parrocchia venivano dibattuti e concretamente affrontati,
ho compreso che in quel momento poteva iniziare per me un cammino che avrebbe
costituito un momento di reale crescita spirituale, oltre che un'occasione
per stabilire nuove amicizie, che alla prova del tempo si sono poi rivelate
stabili e durature.
Il seguito nel prossimo articolo.
Giancarlo Alunno
Nella nostra
Parrocchia vive un uomo di cui vogliamo parlare perchè protagonista
di una vicenda eccezionale, non solo, ma perchè ha dimostrato come
si può reagire alle vicende della vita anche le più drammatiche
e riprendere il viaggio della vita.
Giancarlo 13 anni fa, a 42 anni, è vittima di un ictus conseguente
ad un'embolia cardiogena a sua volta provocata da un infarto del miocardio.
L'embolia provoca la paralisi della metà destra del corpo con amnesia
completa e afasia (non riusciva più a parlare). Superata la fase critica
della malattia Piera sua moglie e sua figlia Beatrice si dedicano completamente
a Giancarlo aiutandolo a ricomporre il puzzle della sua vita; partendo dal
buio più completo: iniziano a riaccendere delle scintille nella sua
memoria che piano piano diventano fiammelle fino a divenire una luce sempre
più forte tanto che la memoria ha ormai solo delle zone d'ombra.
Raccontata così sembra sia stata una cosa facile, invece ci sono voluti
tanti giorni, tanti mesi, anni, per rimettere a posto o almeno per cercare
di far riappropriare a Giancarlo la sua identità, tanti chilometri
ogni giorno per la fisioterapia a Trevi e per la logoterapia a Nocera, tante
sofferenze perchè Giancarlo, avendo perso ogni cognizione di se e della
sua famiglia, vedeva all'inizio sua moglie e sua figlia come delle estranee.
Invece ecco che lentamente Giancarlo riesce a ricostruire il suo passato,
a recuperare qualche parola inizia, "con tanta, tanta, volontà"
come dice lui, a risalire la china, ritorna a vivere e con questa riaffiora
la sua grande passione: l' arte di ceramista.
Giancarlo era ceramista tornitore dall'età di 13 anni, essendo stato
allievo di Alberto Rossi; la sua abilità era tale che, appena prima
di ammalarsi, riusciva a tornire fino a 100 pezzi al giorno. Per fortuna la
sua capacità non è andata completamente persa e piano piano
Giancarlo comincia a riprendere in mano la creta, prima con la sola sinistra
perchè la destra è ancora paretica e in queste condizioni crea,
nell'88, l'anfora piccola della foto e via via realizza opere sempre più
perfette anche in bucchero: ha recuperato la sua abilità al punto che
riesce a produrre anche difficilissime miniature come testimoniano le foto.
Ora Giancarlo, che sicuramente vedete ogni giorno in giro per la sua solita
passeggiata di diversi chilometri, riesce a parlare e fare brevissimi discorsi,
a leggere solo qualche parola, pur riconoscendo ciascuna lettera e pur non
avendo problemi per i numeri, da solo cerca di studiare e ha fatto notevoli
progressi, ci sarebbe ancora bisogno di un insegnate elementare che gli faccia
ripercorrere i primi stadi dell'apprendimento scolastico.
Abbiamo voluto raccontare questa storia perchè sia di aiuto a tutti
coloro che sono in difficoltà. In verità noi ne abbiamo tratto
un insegnamento che ci ha fatto riflettere in maniera molto forte, sulle parole
che gli sposi pronunciano nella celebrazione del sacramento del matrimonio
"...prendo te come mio sposo e prometto di esserti fedele, sempre, nella
buona e nella cattiva salute..."
Grazie Giancarlo, grazie Piera.
In questo
numero pubblichiamo la lettera di P. Angelo Lemme e ampi stralci della lettera/documento
della Dottoressa Emma Maria Cucchi (dell'organizzazione Medici senza frontiere).
Iniziamo con P. Angelo Lemme che ci ha scritto per Natale dalla SLOVACCHIA:
" Carissimo P. Giustino,
anche se è da un po che manco da Gubbio, ho ancora viva in me l'impressione
dello scorso giugno, quando sono stato tra i <<miei>> parrocchiani
ora <<tuoi>>.
Con timore e tremore presentai la mia esperienza in Slovacchia e con gioia
e sorpresa ricevetti la solidarietà di tante persone.
Vorrei ringraziare ciascuno personalmente, ma questo posso realizzarlo solo
attraverso la preghiera: che il Signore vi benedica!.
La mia vita: per ora stiamo bene, abbiamo 5 aspiranti, ci prendiamo cura di
loro e la giornata trascorre tra scuola, preghiera, studio, sport, lavori
domestici, apostolato.
Con la lingua ma la cavo meglio, addirittura mi hanno chiamato ad insegnare
Nuovo Testamento in Seminario e puoi immaginare le risate per il mio italo-slovacco!
Mi sono buttato anche a confessare e credo che vengano volentieri perchè
<<... tanto questo non capisce! >>.
Ora ci prepariamo al Natale, anche qui molto sentito, la città è
tutta illuminata, ma ancora non gli è venuto in mente un <<albero>>
come il vostro a Gubbio.
E' da diversi anni che non faccio più il Natale da voi, ma sono sicuro
che tutto funziona come ai vecchi tempi: grande presepe, coro di giovani,
chiesa stracolma, volti sorridenti.
Ora ti saluto e nella tua persona saluto tutti i frati e tutti i parrocchiani.
Che questo Natale ci trovi uniti nella gratitudine al Signore e nell'impegno
per questa società che Dio ha tanto amata da mandare Suo Figlio.
P.Angelo "
Passiamo ora al documento della Dottoressa Emma Maria Cucchi che scrive dal
PERU', dove lavora come volontaria nell'organizzazione Medici senza frontiera.
Anche questa lettera, di cui riportiamo i passi più significativi,
è stata spedita per Natale, ricordiamo che la dottoressa nell'anno
scorso, è stata ospite nella nostra Parrochia, in tale occasione ha
incontrato i nostri giovani:
" Dalla Pampa de la Luna, in balia delle bizze del Nigno...
E' il Nigno la nota più saliente... Tutti i Paesi della cordigliera
si stanno affannosamente preparando a far fronte agli assalti del Nigno che
dovrebbe mostrare la sua faccia più dura proprio alla fine del 97...i
danni prodotti dal Nigno, per gli effetti sul ritmo climatico, si vedranno
a distanza soprattutto in termini di produzione agricola in questa economia
di sussistenza... E' certo che, dove già la scarsezza di generi di
prima necessità è una costante, continua a <<piovere sul
bagnato>>.
...Ciò che più disorienta è il livello di passività
della gente più socialmente maltrattata: facendo un paragone con le
etnie africane nomadi, con il fortissimo orgoglio dei somali, con la capacità
di lotta sociale e di resistenza dei boliviani e colombiani, i peruviani sembra
proprio che abbiano gettato la spugna della loro sfida con la Storia; è
come se vivessero una lunga ed interminabile era di decadenza ... Mi pare
che sarebbe impossibile, qui, lavorare sulle componenti dello sviluppo quali:
salute, educazione, diritti dei popoli, promozione umana, crescita economica,
protezione degli ecosistemi, impulso di una coscienza sociopolitica ed etica,
degna del <<2000>>, se non si accettasse di assumere la realtà
in maniera globale, tutto il problema del sottosviluppo si riconduce ad un
problema etico, di valori.
... è stato momto provvidenziale che io sia incappata nella Missione
domenicana, che qui in mezzo alla gente, assume i problemi socialmente più
conflittivi, senza timore ... Di fronte alla crisi di identità che
soffrono le comunità andino-amazzoniche, si converte in una prospettiva
nuova, ossigenante, la proposta cristiana, in termini di promozione della
dignità umana di individui e popoli, di stimolo ed appoggio ad uno
sviluppo integrale sostenibile ed alla valorizzazione delle risorse locali
e tradizionali, al rafforzamento della etica della vita e della sovranità,
non come fanatico nazionalismo, ma come reale autodeterminazione dei popoli...
In Caritas, continuando ad appoggiare il centinaio di comunità del
programma Wignay, stiamo rafforzando il livello di organizzazione sociale
e di unità e solidarietà comunitaria, perchè possano
camminare da soli: costruire la base perchè la salute, l'educazione,
la dignità non siano parole vane, crediamo sia un solido contributo
allo sviluppo. Lo so molto bene che nel caro <<vecchio continente>>
si va alla ricerca affannosa di poveri, di emarginati, di vecchi buttati per
il marciapiede, di bambini maltrattati, affamati, sporchi e denutriti: in
vista del Natale abbiamo bisogno di loro, per metterli su un piatto della
bilancia a far da contrappeso agli sprechi inutili di quella che fu una festa
di Amore e Speranza. Io non voglio inventare i poveri <<tacitacoscienza>>
dei paesi ricchi (cosiddetti!); io, e noi nella Missione domenicana, crediamo
che ogni essere umano abbia diritto al minimo necessario per vivere degnamente,
per giustizia e non per elemosina; crediamo che ogni persona abbia diritto
di realizzarsi secondo le proprie capacità, che ogni famiglia abbia
diritto di riempire il piatto dei suoi bimbi, almeno una volta al giorno,
di mandarli a scuola, di curarli quando si ammalano, senza aiuto esterno.
Per questo lavoriamo tanto per mettere conoscenze e capacità nel cuore
di CARITAS, per dare forza al Movimento Pro Diritti Umani della nostra missione,
in difesa delle donne e dei minori maltrattati, lottando contro la disintegrazione
culturale, la distruzione della <<sacra coca verde>> ed il dilagare
della piaga dell'abuso dell'alcol, per incoraggiare il movimento campesino
a riprendere le redini delle sue lotte sociali, con le strategie nuove che
esige la fine del secolo. Crediamo che questo sia fraternità, militanza
cristiana, cammino di integrazione dei popoli... in favore di ogni vita che
vive per questo comunque è necessario porre <<una goccia d'acqua>>
nel fuoco delle urgenze irrimediabili altrimenti (come Emily, bimba di 8 anni,
orfana kg 14, denutrita grave, maltrattata da una nonna arpia, che stiamo
curando, alla quale ho dato sangue, che sarà accolta in una casa-famiglia).
Che sia un Natale 1997 di molti frutti, rinnovato e rinnovatore!
Solidariamente, Doctorita Emma "